Manmade Mastering, a Berlino l’arte rara dell’incisione del vinile.
Kreuzberg è un quartiere unico. Un quartiere centrale che si scopre improvvisamente di confine quando a Berlino viene eretto il muro, e diventa luogo di frontiera, anche artistica, dato che è stato la culla del vitalissimo movimento punk tedesco negli anni ‘70 e, a muro finalmente abbattuto, della scena musicale elettronica di avanguardia negli anni ‘90.
Proprio a Kreuzberg c’è Manmade Mastering, uno studio specializzato nel mastering e soprattutto nell’incisione di master in vinile, quel master che serve poi a stampare i 33 giri. Sì, ancora e soprattutto oggi.
Tim Xavier e Mike Grinser sono gli artefici di questa realtà di eccellenza, e farsi raccontare da loro il modo in cui hanno iniziato e come conducono questa arte, ormai rara, è un’occasione unica per conoscere un mondo analogico che ha saputo sopravvivere e prosperare nonostante (o forse grazie al…) l’avvento della rivoluzione digitale.
Tim è nato a Portland, in Oregon, e ha iniziato a mettere le mani nella musica fin da giovanissimo, iniziando la carriera di DJ e artista a Houston, luogo da cui ha poi spiccato il volo prima per Chicago, dove si è affermato come produttore, e poi per New York.
L’incontro con Mike avviene a Berlino, dove Tim sbarca nel 2007 munito di un rarissimo tornio per l’incisione del vinile (una macchina che di qui in poi chiameremo Lathe).
Mike si era fatto conoscere sulla scena musicale di Monaco di Baviera, soprattutto al mitico Ultraschall, casa delle techno bavarese di fine millennio. Aveva iniziato ad avventurarsi quasi per caso nella produzione musicale e…
“Ho conosciuto Tim nel 2010 – racconta Mike – era arrivato poco tempo prima a Berlino con una Lathe americana che aveva acquistato a Brooklyn. Io da tempo cercavo di entrare nel settore e le cose sono andate insieme quasi magicamente”.
“Quando ho visto Tim ho pensato subito: questo è un professionista – ribatte Tim – Aveva l’atteggiamento perfetto per fare questo lavoro. Quando ho imparato a usare la Lathe negli USA, i miei insegnanti erano stati fin da subito molto chiari su una cosa: questa non è una professione per tutti. Ma a me è stato chiaro fin da subito che questa fosse la professione ideale per Mike”.
“Sapevo quello che volevo – conferma Mike – e ho avuto la possibilità di imparare dagli ingegneri della Neumann, azienda leader nella produzione di Lathe fino a quando il mercato le richiedeva. Il loro patrimonio di conoscenze è stato fondamentale.
All’epoca, infatti, il vinile non era un formato in voga, e le macchine per inciderlo erano tutte confinate negli studi delle major”.
Berlino, per il mercato di questo tipo particolarissimo di macchine per l’incisione, è sempre stata una città unica. Qui, infatti, ha sede la Neumann, una delle uniche tre aziende produttrici di Lathe al mondo, e gli ingegneri che lavoravano su quelle macchine hanno conservato e tramandato, nei decenni successivi alle giovani generazioni curiose, competenze e nozioni che altrimenti sarebbero andate perdute. Mike ha avuto l’opportunità di fare apprendistato proprio su una Lathe Neumann e ha poi convinto Tim a sostituire la sua Scully Westrex con una Neumann – intorno a cui oggi ruota l’attività di Manmade Mastering.
“Era il 2013 – ricorda Tim – e lavoravamo insieme già da due anni sulla Scully Westrex. Il processo decisionale non è stato dei più dialettici, un giorno Mike è arrivato e ha detto: ‘Dobbiamo vendere la Scully’. E io ho risposto semplicemente: ‘OK’.
All’epoca fortunatamente i prezzi erano diversi da quelli di oggi, non c’era grossa richiesta di vinile. Oggi, invece, la stessa macchina Neumann costa quasi cinque volte tanto. E parliamo proprio delle stesse macchine che erano già in circolazione allora, dato che non se ne sono più prodotte”.
Si tratta di macchine molto sofisticate, che richiedono una formazione ad hoc e che pochi professionisti sono in grado di far funzionare al massimo delle potenzialità. Oltre alle competenze per ricavare il meglio dalla Lathe, ne servono di ancora più specifiche per fare la manutenzione, la calibratura e l’eventuale riparazione dei malfunzionamenti.
Oggi ci sono solo più un paio di ingegneri in giro per il mondo in grado di assolvere a queste mansioni. E l’agenda degli studi di incisione ruota intorno alla disponibilità di questi ingegneri, che trascorrono le giornate a viaggiare in giro per il mondo per riuscire a soddisfare tutti.
“Una delle caratteristiche che accomuna tutte le Lathe è che devono in qualche modo essere distaccate dall’ambiente in cui operano. Devono essere “sollevate dal terreno”, perché ogni parte del corpo della macchina è un microfono sensibile a ogni minima vibrazione fisica”.
Le sale che ospitano queste attrezzature sono, di conseguenza, altrettanto sofisticate. Per gli studi Manmade Mastering sono state realizzate da Thomas Jouanjean – Northward Acoustics, geniale acoustician nonché ingegnere, che ha firmato le sale di mastering e d’incisione più prestigiose del mondo.
“Le sale Northward Acoustics cincontrano perfettamente con le nostre esigenze – continua Tim – e la stanza è stata cucita intorno all’installazione della nostra calibratissima Lathe. Sono state progettate soluzioni specifiche per ogni singolo elemento, in modo che la pulizia del suono digitale trasferito sul supporto fisico sia molto accurata. Grazie a queste stanze siamo in grado di avere performance acustiche migliori di altre realtà nel nostro mercato”.
Northward Acoustics fa quella che si potrebbe chiamare “chirurgia acustica”: le stanze realizzate per Manmade Mastering galleggiano, sono letteralmente disgiunte dal suolo su cui appoggiano.
“Abbiamo due stanze realizzate da Thomas Jouanjean: una Control Room Front-to-Back (FTB) per il mastering e una in cui è ospitata la Lathe Neumann VMS70 e dedicata all’incisione. Hanno dimensioni e dettagli differenti e ognuna ha un design acustico perfettamente calibrato sulle esigenze specifiche delle macchine, che ospita.
La maggior parte del nostro lavoro è fare mastering, ovvero il trattamento “finale” all’audio di un progetto, poi solitamente i Clienti ci chiedono un disco e quindi incidiamo su vinile il master che abbiamo prodotto nella Control Room FTB. Questo ci dà la preziosa possibilità di un secondo ascolto, di avere una seconda referenza dello stesso master con speaker diversi, dimensioni diverse e acustica diversa. E, così, il risultato finale è migliore”.
L’arte rara dell’incisione con le Lathe oggi conosce un momento di successo, il mercato negli ultimi anni ha di fatto assistito alla riscoperta del vinile. Diventare professionisti del calibro di Tim e Mike però non è semplice e non esiste un percorso di formazione codificato, né tantomeno istituzionale.
“Non esistono corsi per imparare a fare mastering – spiegano – né per usare una macchina lathe. Per diventare un buon ingegnere di mastering devi avere molta passione per la musica, molta esperienza sull’equipaggiamento tecnico, sui sistemi di conversione, sulle soluzioni di studio design, devi conoscere i capisaldi dell’acustica e servono conoscenze sugli ascolti. Più competenze di questo tipo si hanno, migliori professionisti si diventa. Ma, d’altra parte, è necessario anche avere competenze musicali e imparare le differenze tra i diversi stili musicali: devi sapere come venivano registrati gli album rock negli anni ‘60 e ‘70 e come suonano oggi, o come venivano prodotti i dischi di hip-hop negli anni ‘90, quali erano le tecniche di quegli anni e come suonano oggi.
Insomma, serve tempo ed è altamente improbabile essere un buon ingegnere di mastering già a 20 anni. Noi veniamo dal mondo della produzione musicale, abbiamo lavorato su molta musica negli anni ‘90 e abbiamo acquisito competenze e sensibilità ci sono tornate utili per fare il nostro lavoro”.
“Abbiamo imparato molto costruendo queste sale per Mike e Tim”, dice la nostra CEO, Francesca. “È stato sfidante, in termini di logistica ma il risultato è a dir poco unico al mondo: ho seguito personalmente alcune, delicatissime, fasi della costruzione: come dimenticare il riporto al piano e il montaggio delle vetrate, che compongono quasi interamente la sala d’incisione… Credo sia stata una delle esperienze più memorabili della mia vita professionale, finora. Possiamo solo essere felici con loro del risultato e ringraziarli della fiducia, che hanno avuto in noi”.